Parole come destino, incognita, sorpresa, lasceranno presto il nostro vocabolario. Pare che saranno depositate in un’urna e poste in una teca di un possibile museo dell’antiquariato. Il genere umano torna alla ribalta per distinguersi nel panorama globale come più evoluto e provvido. A far da protagonista un sempre crescente senso della misura e un’attenzione per il prossimo reinventata alla luce di uno degli ultimi ritrovati della bioetica contemporanea, ma anche futuribile: muori e lascia vivere!
Ultimo, ma probabilmente in termini puramente cronologici e non assoluti, profeta di questa nuova fede o corrente ideologica che dir si voglia è un arzillo scienziato di 104 anni, cui la vita ha fatto il torto di donargli salute fisica, lucidità mentale, successo e tanti denari che lo hanno reso capace di meritoria riflessione assistita da condizioni economiche opportune per togliersi l’ultimo sfizio della sua esistenza: morire per propria scelta. Vi pare poco? Una cosa non da tutti, perché per farla c’è bisogno di avere, quantomeno, la fortuna di vivere a lungo per arrivare a stancarsi e invocare il diritto di scendere dalla giostra.
David Goodall, questo il nome all’anagrafe del luminare in questione, balzato in questi giorni agli onori della cronaca mondiale, pare abbia preso la drastica decisione dopo che il medico di base gli ha prospettato la tragedia di dover prendere a servizio una badante, magari per cucinargli una minestrina la sera e accompagnarlo nelle varie attività del suo quotidiano, giusto per precauzione, estrema tuttavia, dato che dopo tutto il nostro non soffriva di patologie importanti tanto da aver bisogno di assistenza infermieristica.
Una vera e propria iattura! David doveva essere proprio un tipetto riservato; abituato com’era a farsi gli affari suoi in totale autonomia e senza dover dipendere o essere di peso per nessuno, magari per un figlio che, negli strati sociali meno evoluti, sente forte il dovere di prendersi cura del proprio vecchio finché morte non li separi. Avanguardie! Roba riservata solo ai grandi pensatori.
E così fa il debutto nel panorama mediatico il suicidio assistito per noia: sei stanco di vivere? Chiedi e ti sarà tolto… Prossimamente nella illuminata Svizzera, patria della precisione, rinomata per l’ospitalità bancaria verso fondi monetari di ogni colore, simbolo di neutralità per antonomasia, isola felice dalla notte dei tempi nel mare magnum del vecchio continente sempre belligerante, saranno disponibili pacchetti week-end per il last minute, e non è un gioco di parole, né tantomeno un refuso: si tratterà del vostro ultimo minuto alla fine del vostro ultimo fine settimana…
Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: se è da ritenersi legittima la scelta di porre fine all’esistenza a prescindere dai dibattuti canoni, da ultimo definiti, circa le disposizioni finali di trattamento, in vista della pena di una vita fatta di mera sofferenza in fase terminale, al punto da prendere in considerazione concetti come noia, smania, pura e semplice autodeterminazione, allora perché non riconoscere tale opportunità a chiunque ritenesse, ad esempio in nome di un ragionamento numerologico o astrologico, di dover raggiungere il creatore urgentemente per sbrigare affari di improcrastinabile importanza in quel dell’aldilà?
Il problema a questo punto si sposta sul versante della singola capacità economica: dobbiamo ripensare il welfare e far sì che tutti, senza distinzione di razza, censo, religione, possano accedere a questo formidabile ritrovato che la vita moderna mette a nostra disposizione: la morte. Potrebbe essere la chiave di volta per una società del futuro più prospera, attenta ai bisogni individuali e lontana da sprechi inutili come una vita che non vuol essere vissuta e che peraltro costerebbe tanto alla collettività. Altro che riforma delle pensioni… Seguiamo l’esempio del coraggioso e altruista David: cambiamo il nostro approccio all’esistenza, diamoci un orizzonte temporale che tenga conto della dignità di una vita autosufficiente e… ci si vede tutti in paradiso!
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