Il modello Riace: Mimmo Lucano tra legge e giustizia

Modello Riace

Il modello Riace può essere ritenuto un sistema illegale nella gestione dell’accoglienza dei migranti?

I fatti

Secondo la Corte di Cassazione non è provato che a Riace si celebrassero matrimoni combinati tra riacesi e migranti per consentire a questi ultimi di ottenere i documenti necessari per poter rimanere in Italia. I giudici della Corte hanno anche affermato che l’amministrazione Lucano non ha commesso ruberie o truffe nella gestione della raccolta differenziata, perché affidata in modo assolutamente regolare (il contestato appalto per la differenziata era stato assegnato dal Comune di Riace a due cooperative del paesino calabrese che assumevano italiani e migranti).

Detto altrimenti, la Corte di Cassazione ha demolito l’impianto accusatorio messo in piedi dalla procura di Locri contro Mimmo Lucano, un castello indiziario che – nonostante la sua fumosità e indefinitezza – era bastato a far disporre l’arresto ai domiciliari prima e il divieto di dimora nel borgo della Locride poi. Sul punto, la Cassazione ha ritenuto del tutto infondate le esigenze cautelari poste a fondamento della decisione di allontanare Lucano da Riace.

L’11 aprile scorso, dopo oltre sette ore di camera di consiglio, il gup di Locri, Amalia Monteleone, ha rinviato a giudizio il sindaco di Riace e altri ventisei indagati, tra cui la sua compagna Lemlem Tesfahun. Il Tribunale di primo grado dovrà quindi accertare e decidere se Mimmo Lucano abbia commesso i reati contestati a seguito dell’inchiesta “Xenia”, relativi alla gestione dei fondi destinati all’accoglienza.

Lucano sarà dunque processato per abuso d’ufficio e concussione, ma anche perché, a dire della procura di Locri, sarebbe il promotore dell’associazione a delinquere che avrebbe avuto come fine quello di commettere «un numero indeterminato di delitti (contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio), così orientando l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace».

Con chirurgica tempestività, il 12 aprile arriva la notizia di un avviso di conclusione indagini per truffa aggravata a firma della procura di Locri, sempre nei confronti dell’ex sindaco riacese. Nel mirino del pm Ezio Arcadi la presunta inabitabilità delle case affittate dalla cooperativa Girasole per ospitare i rifugiati e, addirittura, il parco degli asinelli e la casetta di ricovero degli animali da soma impegnati nella raccolta differenziata.

L’opinione sul modello Riace

Questi i fatti. Si impone a questo punto una riflessione.

Innanzitutto, in termini di diritto, appare quantomeno strano che “quel che vale a Roma non valga a Locri”, ossia che gli stessi fatti portino a effetti diversi a seconda che gli stessi vengano interpretati a Roma, dalla Suprema Corte, o a Locri, dai giudici di merito.

Una riflessione più generale porta a evidenziare un tempismo sospetto e il carattere vessatorio dei continui rilievi circa il modus operandi dell’amministrazione Lucano. La presunta irregolarità delle case del borgo antico di Riace non era stata forse smentita da un’approfondita ispezione seguita a un precedente rilievo da parte degli ispettori prefettizi? Ancora, il sistema di raccolta differenziata con l’ausilio degli asinelli non è forse rispondente a una logica di conservazione e tutela ecologica del territorio?

Ritornando alla domanda iniziale: viene prima la giustizia o l’applicazione meccanica della legge?

Se il valore della legge dev’essere quello di dare centralità alla persona e di promuovere lo sviluppo dell’essere umano, non si comprende cosa vi sia di illegale e di perseguibile nel c.d. modello Riace, a meno di non volersi inventare un reato di umanità.

Lo stile dell’accoglienza adottato da Lucano risponde pienamente a una esigenza di natura ecumenica, una misericordia che rilancia la vita e alla vita. 

Per questi motivi, la vicenda sembra sempre di più assumere i tratti di un affare politico; parrebbe esserci dietro la volontà di una parte politica di eliminare il modello Riace, per tutto ciò che esso rappresenta. 

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  • Vive a Reggio Calabria, dove è nato, lavora, pensa e scrive. È avvocato civilista, con incursioni in diritto tributario e diritto del lavoro. È tra i fondatori di Suddiario. Appassionato della grammatica, ama leggere e scrivere — non solo di diritto, ma anche di politica, religione e psicologia.

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