Il 18 gennaio ha visto l’uscita nelle sale italiane de L’ora più buia, diretto dal regista Joe Wright, con Gary Oldman nel ruolo impegnativo di Winston Churchill, eroico primo ministro guida del Regno Unito negli anni difficili che vedono la feroce avanzata nazifascista sull’Europa occidentale. Siamo nel maggio del 1940 e la Francia è in procinto di crollare sotto l’avanzata dei mezzi pesanti nazisti dopo la capitolazione di Belgio e Olanda.
Lo scenario militare sembra condannare presto anche il Regno Unito, in assenza di alleati, ad una disastrosa sconfitta. Al vecchio statista inglese, capo di un governo di unità nazionale, nuova guida poco amata del Partito Conservatore e poco apprezzata dal re Giorgio VI per il suo carattere irascibile e poco prevedibile, viene posta una difficile scelta: negoziare una pace con la “tigre” (così Churchill apostrofava Hitler) che però “ha già in bocca la testa della nazione inglese”, o tentare il tutto per tutto (utilizzare le imbarcazioni civili e sacrificare un’armata inglese di 4.000 uomini stanziata a Calais) per salvare l’esercito inglese e quel che resta di quello alleato di stanza a Dunkerque, città francese ormai circondata dall’esercito nazista.
L’ora più buia ripercorre questo drammatico momento, mostrando gli aspetti privati e forse poco conosciuti di Churchill, come il fatto che fosse un uomo burbero, dal carattere difficile e dedito all’alcool. Il tutto è appesantito dagli intrighi dei suoi compagni di partito, pronti a costringerlo alle dimissioni con la minaccia di uscire dal gabinetto di guerra, per negoziare rapidamente una pace con Hitler.
E se la sceneggiatura è in buona parte concentrata sugli intrighi del potere e le rivalità personali nelle stanze del gabinetto di guerra e del Parlamento, viene esaltata anche la virtù eroica della Resistenza che il popolo inglese accetta senza timori, quando il primo ministro si rivolge direttamente ai suoi concittadini.
E non occorre sfociare nella solita retorica di esaltazione dei valori occidentali e liberal-democratici, che senza dubbio L’ora più buia porta avanti (la stessa cosa fa Christopher Nolan nel film Dunkirk, esaltando il patriottismo anglofono), per poter constatare l’ottima prestazione di un Gary Oldman trasfigurato completamente nei panni di Winston Churchill. Davvero meritata, a mio avviso, la sua nomination all’Oscar come miglior attore protagonista.
Un’ultima considerazione mi sento di fare. Anche in relazione al film. La democrazia e lo Stato di diritto sono delle conquiste che, sovente, non teniamo in dovuta considerazione: vi siamo talmente abituati che ci appaiono cose scontate, ma non è affatto così. Certo, bisogna saper esercitare saggiamente il proprio diritto al voto, perché le istituzioni liberal-democratiche da sole non bastano. Sono delle semplici scatole vuote, che per funzionare adeguatamente devono essere riempite dallo spirito critico e dalla passione per la libertà e la giustizia, che sembrano paroloni, ma semplicemente significano diritto ad una vita il più possibile dignitosa.
Pare che Benedetto Croce abbia detto che non abbiamo bisogno di chissà quali persone, ma solo di più gente onesta. Ecco, questa nostra Europa, continente uscito da guerre fratricide, ha un disperato bisogno di una nuova saggezza politica che possa permetterle di affrontare le sfide della globalizzazione evitando gli opposti estremi: chiudersi nei propri confini (cosa che le destre stanno facendo, soprattutto in Europa orientale) o accettare acriticamente la globalizzazione e la scomparsa delle culture particolari in nome di un mondialismo livellante e indifferenziato.
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