di Maurizio Caruso
Al suo ottavo film, cinque anni dopo il suo ultimo lavoro, Cuarón si libera degli orpelli visivi e fantascentifici di Gravity per girare una storia sociale, familiare, corale. Ma corale parzialmente, in quanto lo scorrere esteso del bianco e nero ci immette nell’infelicità di due donne. In particolare dell’ingenua e sognante Cleo, la domestica di casa, al quale si parallelizza la crisi matrimoniale di Sofia, padrona di casa e co-protagonista. Ma, mentre Sofia è ormai disillusa dagli uomini e si concentra sull’educazione dei figli, Cleo nutre ancora la speranza giovanile e si illude dello scapestrato e fanatico Fermin, giovane abile nelle arti marziali, che la ingravida e, una volta appresa la notizia del figlio in arrivo, la ripudia e scappa per inserirsi nel gruppo paramilitare dei “Los Halcones”. Sin dai primi minuti del film il regista mostra l’acqua come uno degli elementi cardine del film: l’acqua sporcata, schiumosa, limpida. Simbolo di purezza, di nascita ma anche di oscuro presagio quando assume le tinte lattiginose del pulque, bevanda famosa in Messico quanto la tequila. Questa liquidità scorre lungo il film e, tutto quello che la contiene e la trattiene, tracima fino a diventare, in una delle scene finali, un oceano minaccioso in cui Cleo riesce a compiere, nonostante non sappia nuotare, l’atto eroico e riscattatore di salvare almeno qualcuno. A tutto ciò si contrappone la bestialità “borghese” degli animali imbalsamati all’interno della hacienda di cui è ospite Cleo e l’incendio doloso nel bosco, preludio di tensione sociale che sfocia nella scena dentro il negozio.
Lo sguardo di Cuarón si sofferma sul giorno de “El Halconazo”, data storica per i diritti civili in Messico, finita in un bagno di sangue per lo studentato in protesta contro una legge che avrebbe permesso la presenza di figure militari a capo dell’istituzione universitaria. Il figlio di Cleo, ripudiato dal padre, viene alla luce proprio in quel giorno, da morto. Nasce a causa di quella tensione politica diventando emblematico del dolore di quella strage e a corollario sono simboliche anche le inquadrature degli orologi e una ripresa circolare di 360 gradi che segue Cleo all’interno della casa. Dal punto di vista estetico Roma mette a tappetto e fa cadere lo spettatore a rallentatore, con la dilatata lentezza dei numerosi movimenti di macchina circolari e i lunghi carrelli orizzontali ( in esterno lungo le strade della Ciudad). Cuarón firma probabilmente il film piu riuscito della sua carriera e ci dimostra come si può unire coralità, liricità, intimismo e lotta sociale.
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