La sinistra e le Europee 2019: “Annientamento”

la sinistra

La sconfitta della sinistra

L’ennesima sconfitta della sinistra questa volta è stata un annientamento

È l’epilogo abbastanza scontato di una storia lunga dieci anni, una storia fatta di frazionamenti, classi dirigenti inadeguate, militanti rassegnati, mancanza di idee. Forse l’annientamento di queste elezioni europee è soltanto la valle su cui sono franati anni di vuoto politico, di abbandono. 

Una storia terribile, se non grottesca

Una storia terribile. Qualche volta anche grottesca: nel 2008, a sessant’anni dalla nascita della Costituzione, La Sinistra l’Arcobaleno, lista formatasi proprio per le politiche del 2008 che raccoglieva Rifondazione Comunista, Comunisti italiani, Verdi e Sinistra democratica, invece di distribuire copie della Costituzione antifascista italiana, distribuiva cartine e preservativi. Scelte. Nel frattempo il Partito Democratico, con la vocazione maggioritaria di Veltroni, decideva in un attimo di sfrondare ed escludere le ultime forze comuniste, facendo a brandelli il centrosinistra. La lista La Sinistra l’Arcobaleno prese il 3,8% alla Camera, il 3,21% al Senato. L’inizio della frana.

L’abbaglio di Sinistra, Ecologia e Libertà

Poi fu la volta dell’abbaglio di SEL, Sinistra, Ecologia e Libertà: compariva la parola ecologia ma senza essere mai declinata effettivamente, senza farle avere il giusto mordente. Forse non erano maturi i tempi, molto più probabilmente erano i militanti a non essere maturi. Anzi ad esserlo troppo, troppo legati a una sinistra di sviluppo, a una sinistra lavorista che dell’ecologia se ne è sempre fregata. Ma erano altri tempi, era una sinistra di lavoro, di fabbriche, di diritti, una sinistra con il più grande Partito Comunista d’Europa. SEL non è riuscita a coniugare nulla di tutto ciò che c’era nella sua sigla, finendo per diventare soltanto la testa di ponte che ha permesso a vecchi dirigenti di cadere in piedi. Proprio quei vecchi dirigenti che hanno divorato le giovani generazioni, che le hanno disamorate. 

Tanti modi diversi per dare nome al vuoto

Di Sinistra Italiana c’è poco da dire: non hanno alcuna incisività. L’ennesima propaggine di una classe dirigente confusa, vecchia e stanca ma che non molla. 

Rifondazione, Comunisti italiani, SEL, La Sinistra l’arcobaleno, Sinistra con Tsipras, Sinistra Italiana: modi diversi per dare un nome al vuoto. 

Sì, perché forse i problemi non sono la presenza sui territori, i temi, il personale politico, la classe dirigente, i militanti. Il problema è l’orizzonte teorico di riferimento.

La sinistra non ha un proprio orizzonte teorico di riferimento

La sinistra non ha un orizzonte teorico di riferimento, quello novecentesco è incapace di comprendere la postmodernità. Vale a dire la trasformazione del capitalismo, il mutamento antropologico dell’Italia, la solitudine dell’individuo. Nessuno è stato capace di superare il pensiero di Antonio Gramsci muovendosi nel solco di Gramsci, nessuno è stato capace di utilizzare le categorie marxiste per leggere l’oggi. Nessuno è stato in grado di produrre pensiero, di rendere contemporanea la lotta di classe, di comprenderla per come è oggi, di farla comprendere. Senza un edificio teorico solido, tutto il resto è inutile e l’edificio teorico della sinistra italiana è forse troppo vecchio e malandato, ha visto troppi inverni. È stanco. 

La necessità di un nuovo pensiero

Il problema potrebbe essere la produzione di pensiero. Un pensiero che possa affascinare le masse – se esistono ancora – prima che guidarle ed educarle. Un pensiero che faccia emergere la lotta di classe per come si manifesta in questo finto mondo libero

Certo, la classe dirigente è inadeguata e dovrebbe scomparire. Senza dire nulla, senza un addio, soltanto andarsene e non tornare. Ma forse il problema dell’inadeguatezza delle classi dirigenti è un problema di inadeguatezza teorica e non unicamente morale o di azione politica.

Quale nuovo pensiero?

In questa Italia in cui non esistono intellettuali ma soltanto qualche studioso, troppi scrittori e molti studenti, il problema per la sinistra potrebbe proprio essere la mancanza di idee, di teorie. Forse anche della modalità con cui produrre il pensiero, un pensiero che fino ad ora è stato esclusivamente maschile e quindi verticistico, piramidale, mentre il mondo di oggi necessiterebbe di una modalità di pensiero femminile, circolare, orizzontale, un pensiero delle moltitudini.

Mi rendo conto che potrebbe sembrare una sorta di orizzonte messianico di sinistra in cui restiamo in attesa del nuovo Gramsci, ma forse questo è il tempo dell’attesa.

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  • Carmelo Rosace è nato e vive a Reggio Calabria, dove lavora come insegnante. Ha studiato filosofia all’Università degli Studi di Messina dove nel 2016 ha conseguito il dottorato di ricerca in Metodologie della filosofia.

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