“Lessico Amoroso”: in difesa di Massimo Recalcati

Lessico Amoroso

Le critiche a “Lessico Amoroso”

Mi trovo sentitamente in disaccordo con l’articolo di Thanopulos apparso qualche settimana fa su il manifesto a commento delle puntate di “Lessico Amoroso” di Massimo Recalcati, messe in onda in queste settimane su Rai3.
Non credo vi sia nulla di populista nell’approccio tenuto da Recalcati nel programma. In primo luogo, se il populismo si inscrive nel registro della fascinazione narcisistica delle masse verso un leader e nella maniera demagogica di esercizio della leadership da parte di quest’ultimo, nulla nell’impostazione, prima di tutto teorica, di Recalcati lascia propendere verso un’interpretazione del genere.

Recalcati e il desiderio

La versione recalcatiana, invero filologicamente fedele alla lezione di Lacan, del desiderio si fonda su una tensione dialettica che concede solo il necessario all’identificazione narcisistica, allo specchiarsi nell’altro, per reclamare invece con forza i diritti della differenza, dell’inappropriabilità dell’Altro, del suo irriducibile segreto. 

Recalcati non vuole fare proseliti né fare innamorare di sé il pubblico; non si propone come maestro d’amore, se non, socraticamente, come quello che riconosce il proprio non poter sapere, nel senso di non potere né volere controllare l’imprevedibilità dell’evento amoroso. 

In “Lessico Amoroso” non c’è travaso di una conoscenza prêt-à-manger sull’amore dal “guru” alle masse, ma la confessione di un non-sapere condiviso: siamo tutti necessariamente spiazzati dall’evento, dall’incontro amoroso, e di fronte ad esso ci troviamo interpellati dall’imperativo etico di Alain Badiou. Come essere fedeli all’evento?

Bruciare o durare? Fedeltà e infedeltà

Ma Recalcati sa bene che non c’è maggiore o minore merito nell’essere fedeli o “infedeli”: spesso capiterà di dire “non è più come prima”, ma ciò non vuol dire che la verità di allora fosse una menzogna. Semplicemente, il senso di una promessa, prima di tutto il “voto” degli amanti, è proprio quello di voler moltiplicare un istante per tutto il tempo a venire: o, detto lacanianamente, di attualizzare l’impossibile, di accettare l’impossibilità del rapporto sessuale ma di ammettere l’amore come eccezione all’inconciliabilità di pulsione e desiderio, di passione e promessa. 

E proprio a una logica paradossale ed eccezionale, una logica non segnata dall’assurdità del banale come sembra invece intendere Thanopulos, obbedisce l’amore (reale) impossibile cui allude Recalcati: se è possibile conciliare desiderio e godimento, pulsione e parola, è nell’elemento paradossale che sta alla superficie, a cavallo tra corpi e segni, tra eventi/incontri e promesse/pegni. Si tratta di ciò che Deleuze chiamava (non-)senso di superficie, la casella vuota o lo spazio del segreto che intercorre tra i due amanti, che non viene mai saturato dal tratto perverso-masturbatorio del godimento dell’uno-tutto-solo, ma richiede sempre la dialettica del Due.

Mantenere il segreto

È a questo Due sempre aperto nella tensione desiderante che fa appello Recalcati, riuscendo a parlare d’amore pur “tacendo” l’amore, invitandoci piuttosto a custodire il segreto. Che poi questo mistero bruci o duri, non è cosa da misurare con il tempo degli orologi: è qualcosa che si misura agostinianamente, come presente di tutti i tempi, presenti, passati e futuri. Nessun elogio del sacrificio a svantaggio dell’attimo, dunque, ma un’immersione nell’istante in cui l’evento d’amore ci fa segno. È a questa discesa nelle profondità e alla risalita in superficie che sembra accennare Recalcati: probabilmente, sott’acqua, è sepolto l’agalma, il tesoro nascosto attorno a cui ruota il desiderio.

Le serata di “Lessico Amoroso”

È in questa dimensione subacquea, ovattata, che si nuota nelle serate di “Lessico Amoroso”; non c’è nessun indottrinamento, nessuna facile scienza d’amore, “da bere” come un bicchier d’acqua prima di andare a dormire. Tutt’altro, perché l’immersione nell’oceano amoroso fa sempre trattenere il fiato. Il salto dall’Uno all’Altro è sempre un passo nel vuoto, nella mancanza infinita aperta ogni volta che ci facciamo un Due.

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  • Nato a Reggio Calabria, si è formato nell’area dello Stretto, coronando la sua formazione con un Ph.D. in Metodologie della Filosofia presso l’Università di Messina. Pop-filosofo di osservanza deleuziana, si occupa di estetica, psicoanalisi e filosofia della cultura di massa, con diverse pubblicazioni al suo attivo. Fa parte del comitato editoriale della rivista internazionale Mutual Images.

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