Il libro di Talbott: un mondo distopico diviso per razza e identità sessuale
Il libro di Talbott è un romanzo distopico che immagina uno scenario post-apocalittico, in cui gli Stati Uniti d’America non esistono più. Al loro posto ci sono altri territori, autonomi, divisi per razza ed orientamento sessuale. Bianchi, neri e omosessuali.
Mentre docenti universitari tengono lezioni sulle nuove teorie su chi dovrebbe reggere il sistema (intanto il maschio scarseggia), si fa avanti un fantomatico guru, chiamato Talbott Reynolds, che con il suo libro proclama il “Giorno dell’Aggiustamento”. Le massime dell’autore lo fanno sembrare un uomo a metà tra un neo dittatore e uno stregone.
Un libro che diventa un’arma se messo in mano a giovani arrabbiati e disillusi.
Secondo la teoria contenuta nel vangelo del nuovo millennio per salvare il mondo si dovrebbe eliminare l’élite intellettuale, compresi professori e politici, i cui nomi sono inseriti sulla lista dei Meno Amati.
Una amara ma illuminante riflessione sul mondo che verrà
Gli omicidi sono solo l’inizio della fine, perché da questo rito nascerà una nuova civiltà composta da tre stati: Caucasia, Blacktopia, Gaysia.
Si formano così dei capi stirpe, che guidano i gruppi che si formano attorno ad essi. Recita il Talbot: ”l’unica qualità che davvero ci unisce è il nostro desiderio di essere uniti. Ciò a cui gli uomini aspirano è una struttura che li metta in comunione tra loro”. Estrapolando quello che Chuck Palahniuk dice nel romanzo, l’identità razziale e l’orientamento sessuale diventeranno il baluardo della nuova comunità.
Tutti slogan usciti da una sottocultura nata anche grazie a internet e ad ai social-network.
Non rimane che il consumo come modo per esprimere se stessi, la bellezza come mero oggetto. In altri termini la qualità e il livello dei consumi diventano indici di fama e prestigio.
Davvero le società future potrebbero essere guidate da guru o profeti nati dal web?
Ed il consumo, come sostiene “Il libro di Talbott” è l’atto più estremo. La civiltà si sta autoconsumando.
Un testo, quello di Palahniuk, che ti attrae per le sue espressioni creative, oltre che per i concetti che esprime. Davvero uno dei pochi scrittori che riesce, con uno stile diretto e senza essere ridondante, a trasmettere paure e timori del presente, e ci ricorda i tempi bui in cui viviamo, attraverso il romanzo distopico.
Ci viene descritto uno scenario apocalittico degno del miglior Philip Dick, e lo fa con la consueta sferzante ironia che sa dare alle sue storie, sempre originali, ma sempre simili all’oggi che viviamo.
Ciò che davvero inquieta di questi scontri culturali è la concreta possibilità che le guerre culturali nate dal web hanno di trasformarsi in conflitti reali, come la scrittrice Angela Nagle stessa preannuncia nell’ultimo capitolo del suo libro (Le guerre culturali escono dal web).
Come recitava l’ex Presidente John Adams: «Ricordate che la democrazia non dura mai a lungo. Ben presto si sciupa, si sfinisce e si uccide».
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