di Maurizio Caruso
Di primo impatto, se dovessimo categorizzare “Tf Tf Tf” di Francesco Maria Caligiuri, lo si potrebbe inserire nell’ambito della narrativa colta. I sedici racconti presenti nel libro ricordano molto l’idea di un ‘concept album’ musicale. Infatti la sonorità si snoda sia attraverso parole ricercate, a volte coniate ad hoc e inesistenti, sia attraverso le digressioni filosofiche, cervellotiche quanto logiche, sia quando diventa brano citato, verso di una canzone, brano immortale. L’importante è creare un mondo a parte, una forma diversa per raccontare. Racconti caratterizzati da un comun denominatore come il viaggio (estetico ed introspettivo) e le relative traiettorie di cui è composto. L’andare, il muoversi, sia che questo venga compiuto a piedi, in auto, in treno, è un atto del deviare, un motivo di trasformazione, di esperienza che deve essere compiuta a tutti i costi. Il titolo “Tf Tf Tf”, suono fumettistico, onomatopeico rappresenta il rumore di una mitragliatrice, simbolico della natura di una prosa che si contrappone come forma-racconto a tutte le altre possibili. Il lettore si lascia trasportare da un viaggio anche stilistico che a volte imprigiona, senza fare respirare, come in un incubo, come succede in “Tragitto in treno”. Quindi in una carrozza per fumatori, uno spazio determina un linguaggio opposto a quello che ci si aspetta e il fumatore, verrà bersagliato da altri viaggiatori perchè sta fumando e non il contrario. I protagonisti, immersi in una prosa scarna di dialoghi, sono per lo più reietti, tombali, lapidari, perdenti, falliti, notturni ma viaggiatori di fatto ma anche sognatori sognanti. Contemplatori magari della rarità spettacolare di un eclissi di luna, fin tanto curiosi da preferire l’acquisto di un manoscritto di un perfetto sconosciuto pur di valorizzare la testimonianza di un periodo sociale ormai passato. L’autore, alla sua terza fatica letteraria, dopo “La totalità dei fatti” del 2013 e “D’io” del 2016, entrambi usciti per Ferrari Editore, ci regala un’opera architettonica, una raccolta unitaria, rappresentativa di un percorso che va dalla nascita alla morte e, proprio nell’ultima parte, come in una forma di alleggerimento, la prosa diventa meno caustica, più lirica, come se i corpi dei personaggi, le loro parole e riflessioni, si alleggerissero dei loro stessi fardelli e lievitassero fluttuanti verso il sospirato trapasso.
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