Il corpo: un problema di molti, un problema per pochi

il corpo

Domande retoriche?

«È questo il corpo che mi rappresenta? È davvero così che voglio essere? La persona che voglio diventare è questa?»

Sono domande retoriche, semplici, dirette, concise. Sono domande taglienti.

Si tratta di domande che spuntano fuori ogni qual volta la mia immagine si riflette davanti ai miei occhi. Ogni qual volta il mio incarnato si specchia nelle mie pupille. Quell’immagine sbiadita e scontornata m’infastidisce, mi tormenta, non mi lascia tranquilla, anzi… mi ricorda quegli enormi specchi che si vedono nei luna park e che deformano la tua figura rendendola tozza, grassa e massiccia.

Vedere il proprio corpo come una prigione

No, non è così che voglio essere, non è così che prospettavo il mio futuro. Un futuro a doppia faccia, ricco di mille sfumature e sfaccettature, ricco di emozioni contrastanti che attanagliano la mia vita, ricco di colori che strabordano dai margini che mi ero prefissata.

“Stai bene così. Sei bella.”

Penso che me l’abbiano detto almeno mille volte, mille volte che sono diventate mille frecce che hanno puntellato il mio corpo.

No, non lo sono e non lo sento soprattutto, e solo chi soffre rispetto al proprio corpo può capirlo.

È terribile, frustrante, vedere il proprio corpo come una prigione troppo larga per contenerti e lo è ancora di più quando il mondo che ti circonda cerca di nascondertelo.

Nessuno può capire il male che si prova, la tristezza che una sola immagine può regalarti, il senso di amarezza che l’aumento di quei pochi grammi ti lascia in bocca.

Le storie di chi non trova pace

Ti senti sola, messa da parte ad aspettare una rinascita che non ti appartiene, magari in un altro corpo, e intanto t’informi, leggi e scopri le storie di tante persone come te, di persone che vivono male il rapporto col proprio “contenitore”, di persone che non trovano pace.

Ho letto di storie assurde, di ragazze che per vari motivi hanno iniziato a praticare queste diete online che spacciano per veritiere, ho letto di ragazze che facevano delle regole di queste folli astinenze dei comandamenti per la vita, ho riso e ho pianto pensando al fatto che realmente anche io stavo pensando di fare una cosa del genere.

Ma poi guardavo le foto di queste ragazze e soffrivo per loro e al tempo stesso leggevo le didascalie allegate.

«Se non sei magra, non sei attraente».

La società impone modelli fisici come robot

Questa scritta campeggiava su gran parte delle foto e un po’ mi faceva pensare. Come fai a dar torto a queste ragazze che vedono come modello perfetto quello che la società ci propone, ragazze magrissime con un fisico scolpito, sempre impeccabili in trucco e “parrucco”, mai una sbavatura o un capello fuori posto, come potresti non sentirti inappropriata.

E allora pensi ad infiniti modi per cambiare, per diventare come loro, dei robot che non deluderanno mai lo spettatore. Cerchi di non mangiare, di fare sport, di bere quanta più acqua il tuo corpo può ingerire, cerchi di tenerti occupata, cerchi di non pensare, cerchi di fare del tuo corpo una macchina inarrestabile. Ma al tempo stesso i morsi della fame si fanno sentire e la nausea dovuta alla troppa acqua ti sconquassa, senti brividi di freddo nonostante sia piena estate e sei stanca, stanchissima.

Guardiamo più a fondo…

È brutto essere soli, è una sensazione che non auguro a nessuno e forse è una sensazione che provano in molti; non serve un sorriso o una battuta a fare una persona felice, anzi, forse è proprio dietro il sorriso più grande che si nasconde la più ampia tristezza.

Non fermiamoci ad un risolino, guardiamo più a fondo in chi ci sta accanto, forse quella risata è solo una grande maschera per celare un animo infelice.

di Eleonora Lombardo

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