Giuseppe Battaglia – Rumore del tempo nella memoria

Un viaggio fatto di ridondanze

Se attribuiamo ancora valore ai significati delle parole, allora, la poesia coincide con l’aspetto primario del linguaggio, soprattutto, quando questa si lega al ricordo, quindi, al passato. È il caso di Giuseppe Battaglia, autore di Rumore del tempo nella memoria, raccolta poetica pubblicata da L’ArgoLibro. Già il titolo ci introduce in un viaggio fatto di ridondanze (i ricordi custoditi nella memoria) che vengono ripulite d’ogni elaborazione e interpretazione. Questa azione di filtraggio serve per giungere all’essenza dell’impressione, a una sorta di stadio primitivo in cui l’esperienza viene riportata in vita. Non è un’operazione nostalgica, ma nella quale viene espresso un giudizio che non è mai vincolante, risolutivo di conflitti interni, semplicemente è traccia del vissuto, quindi, rumore che continua a vibrare nell’anima.

Giuseppe Battaglia non riporta in vita il qui-ora, ma il prima-di-ora

Giuseppe Battaglia, in Rumore del tempo nella memoria, non riporta in vita il qui-ora, ma il prima-di-ora. Semmai, qui avviene solo la scarnificazione del ricordo, come sottolineato dal poeta Nicola Vacca, autore della prefazione. Non c’è bisogno di troppi versi, di lunghe peregrinazioni linguistiche, di ampollosi rimandi; bastano pochissime parole per identificare la sensazione primaria di quel momento vissuto; servono termini audaci dal significato inequivocabile che non lascino spazio ad interpretazione alcuna e che non siano sovraccaricati da sinonimi.

Non ci sono vie di fuga

In questi versi, in cui ogni parola più che incolonnata è inchiodata, non ci sono vie di fuga. C’è una sola interpretazione per il poeta. Sono sentenze, sicuramente personali, certamente autentiche. Persino l’assenza e il silenzio sono presenze che invadono l’anima e permangono nello spazio della memoria. Proprio il rumore del non essere è il più difficile da sopportare, perché pone enigmi che irridono ogni soluzione.
È qui che il poeta Giuseppe Battaglia pone la sua sentenza, ossia, un verso che è accettazione dell’assurdità quotidiana, che è presa di distanza dal rumore delle sensazioni che provano a falsificare la percezione. L’aporia è un enigma che non si presta a una soluzione, così come i ricordi non permettono di modificare il passato, ma solo di ritornare nel passato.
Mai potremo rispondere alla domanda, perché ricordare?

Martino Ciano

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