Quattro giorni intensi di film e ospiti hanno caratterizzato il festival del cine español, svoltosi nella settimana dal 12 al 15 dicembre nella città reggina.
Oltre all’attrice e cantante Sivia Pérez Cruz, ospite illustre, che ha presentato Cerca de tu casa, opera di Eduard Cortès e vincitrice del Premio Goya come miglior colonna sonora, si segnala un titolo che ha già riscosso molto consensi in Spagna. Stiamo parlando di La noche que mi madre mató a mi padre (La notte che mia madre ammazzò mio padre) di Inés París, titolo proiettato il 14 dicembre presso il Cine teatro D.L.F.
Il film narra la storia di Isabel, la quale si propone di organizzare una cena di lavoro che suo marito Ángel (scrittore) e l’ex moglie (attrice) di quest’ultimo hanno in programma con un attore argentino, attore che diventa oggetto del desiderio di tutti i presenti. L’intento è quello di convincerlo a recitare nel loro film giallo, scritto dallo stesso Ángel.
Ne viene fuori una black comedy dal tono surreale, e con chiari riferimenti al cinema di Almodòvar, che ha segnato la produzione cinematografica iberica degli ultimi 20 anni. Ne è un esempio l’utilizzo e la riflessione sul metacinema, che percorre tutta la narrazione fino ad arrivare alla scena finale del “film nel film”.
Sicuramente tra i due registri usati, la commedia e il giallo, quello che funziona meglio è senza dubbio la prima. Ciò non toglie la bravura nel saper adattare una storia non facile da sviluppare a causa della sua costruzione narrativa, una storia dentro una storia.
La messinscena si presta bene al rovesciamento di senso, delle allusioni e delle illusioni, creando una serie vorticosa di intrecci e di relazioni familiari, con colpi di scena senza soluzione di continuità, spostando continuamente i livelli di finzione e realtà, portando all’estremo la topica del doppio, tema centrale dell’opera della regista spagnola. Bella l’idea di mescolare all’interno della comedy altri generi come il whodunit delle detective stories (esplicita la citazione dedicata ai romanzi di Agatha Christie).
Pur essendo evidenti gli omaggi ai film del passato, come Festen e La cena dei cretini, il film di Parìs riesce ad essere qualcosa di diverso dalle solite commedie, tanto da dare nuova linfa al panorama cinematografico iberico.
Il festival si conclude con La mano invisibile, opera prima sul tema del reality, metafora della società di oggi. Il regista David Macián mette in scena con maestria una macabra satira sulla perdita dell’identità dei lavoratori, e sulla distruzione del concetto di collettività.
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