Con Fear X, Refn ci porta dentro atmosfere visionarie, con una storia mistery/thriller che parla di solitudine e ossessione. L’ossessione di Harry Cain (John Turturro) causata dalla perdita della moglie, per motivi a lui ignoti, e proprio per questo indaga da solo alla ricerca delle verità nascoste. La narrazione mostrata dal regista danese proietta lo spettatore dentro un clima di ansia ovattata, di angoscia silente che finisce per seminare dubbi sulla sue percezione sui fatti realmente accaduti. Si perdono gli omaggi e citazioni dei grandi maestri del noir, come Barton Fink (la scena dell’ascensore), oppure l’atmosfera scura che rimanda a Twin Peaks (vedi le scene surreali che rimandano alla loggia nera). Davvero ottima la fotografia con i giochi di ombre e luci, o il rosso utilizzato per soprapporre realtà e incubo. Ma su tutti emerge la grande prova attoriale di Turturro, che con il suo sguardo spento ma allucinato sa trasmette con equilibrio il senso di angoscia che aleggia per tutta la durata del film.
Grandissimo il finale che ci spiazza, ponendoci di fronte ad un interrogativo: è stato un complotto organizzato ad arte oppure è una storia di psicosi, tipica dell’uomo moderno?
Nella sua filmografia successiva Refn continuerà a fare film che indagano in qualche modo la psiche umana (Drive, Neon Demon), e le sue deviazioni in tutte le sue sfaccettature, sempre a modo suo, con le sue lentezze registiche, i piani sequenza e la sua ossessione verso l’inconscio.
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