De Crescenzo e Camilleri: l’esempio non muore mai

De Crescenzo e Camilleri: personaggi della Magna Grecia

De Crescenzo e Camilleri. L’uno nato a Napoli e morto nella Capitale. L’altro legato indissolubilmente alla sua Porto Empedocle, che pure aveva lasciato per l’esilio romano. A distanza di pochi giorni ci hanno lasciato due grandi protagonisti della cultura italiana, due illustri esempi di “intellettuali della Magna Grecia”, come scherzosamente l’avvocato Agnelli aveva definito una volta l’irpino intramontabile politico della Prima Repubblica, Ciriaco De Mita.

E intramontabili per i lettori sono gli esempi immortali offerti dalla vita e dalle opere di Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, milioni di copie vendute in tutto il mondo, due icone della napoletanità e della sicilianità, come De Filippo e Totò, come Sciascia e Pirandello.

La felicità è nelle cose ridicole

«La felicità è nelle cose ridicole», diceva Andrea Camilleri. 

I suoi insegnamenti mi apparivano così lontani. Qualche volta anche ingenui, inattuabili – in un mondo che gira al contrario.

In questi giorni, invece, quelle parole mi fanno persino vergognare di essere così piccolo.

È vero, la felicità è nelle cose ridicole, ma anche nella forza disarmante delle cose semplici e nella bellezza degli occhi che sanno riconoscerle. Come è stato scritto da Saviano sulle pagine di Robinson, nel numero dedicato al Maestro scomparso, non tutti gli intellettuali sono scrittori e viceversa. 

Camilleri era entrambe le cose, come ha dimostrato fino all’ultimo, col suo appello per il salvataggio della storia all’esame di maturità e nella scuola italiana. Camilleri aveva il “comunismo degli ingenui”, la speranza dei folli, e folle in qualche modo era il suo mondo letterario, seppur lucidissimo come ogni universo giallo. La sua Vigàta, modellata sull’archetipo di Porto Empedocle, casa immaginaria del commissario più amato del noir all’italiana, è infatti abitata da personaggi quasi surreali nella loro iconicità. In Camilleri c’è infatti tutto il mondo della commedia dell’arte, c’è Pulcinella e Pinocchio.

De Crescenzo da ingegnere a divulgatore della Magna Grecia

De Crescenzo consegue la laurea in ingegneria idraulica col massimo dei voti, ma poi capisce che la sua vera vocazione è quella di scrittore. Così, l’ex ingegnere azzera tutto, rinuncia a una promettente carriera di dirigente presso la IBM e ricomincia. La storia gli dà ragione: diviene scrittore best seller, regista, attore e conduttore televisivo. È grazie a De Crescenzo che il grande pubblico impara a riscoprire la grande tradizione della Magna Grecia, che da Napoli, passando per Taranto e Reggio, giunge in Sicilia.

I miti narrati per la TV alla fine degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, le storie di eroi, divinità, poeti e filosofi che da più di duemila anni parlano al nostro presente, raccontandoci di una civiltà immortale. Il mondo di De Crescenzo attinge a una sapienza antichissima per parlare ai contemporanei, alle nostre esperienze in ascensore e al modo in cui giriamo il nostro caffè.

Vocazione e ricominciare, i due termini che ho sempre collegato alla storia e alla figura di Luciano De Crescenzo.

Agire in conformità del proprio desiderio!

Il sostantivo «vocazione» mi riporta al celebre monito lacaniano: avete agito in conformità al desiderio che vi abita? Interrogativo che rivela la necessità irrinunciabile di incontrare i propri talenti e di esprimerli appieno. Anche in un mondo della performance a tutti i costi, che se ne infischia dei desideri e dei sogni.

Il verbo «ricominciare», invece, mi spinge verso espressioni come “iniziare di nuovo”, “cominciare daccapo”, “rimettersi al mondo”. Persino in un’epoca che oppone la tendenza al controllo e al “tener bloccate” le cose alla forza liberante del cambiamento e della realizzazione di sé.

Camilleri e De Crescenzo hanno finito con l’essere due esempi, dei più alti. E certi esempi, si sa, ci portano a un’altezza differente, ci elevano. De Crescenzo come Camilleri, italiani per nulla medi, due tra i tanti figli nobili del Mezzogiorno.

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  • Vive a Reggio Calabria, dove è nato, lavora, pensa e scrive. È avvocato civilista, con incursioni in diritto tributario e diritto del lavoro. È tra i fondatori di Suddiario. Appassionato della grammatica, ama leggere e scrivere — non solo di diritto, ma anche di politica, religione e psicologia.

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