[NdR: Per il seguente articolo si è fatto riferimento al materiale fornito da Antonino Labate, critico d’arte e curatore della mostra. Il testo è stato adattato per la presente versione].
«In un’epoca di pazzia, credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia»
(Saul Bellow)
Inaugurata la mostra Dal tormento all’estasi – Scavi paralleli, il progetto ideato dall’Associazione Liberarché di Elisabetta Marcianò, promotrice dell’evento in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, la Sovrintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia, ed i vari enti patrocinatori.
Le oltre quaranta opere in mostra spaziano dalla fotografia alla scultura, dalle installazioni alla pittura. Pur usando linguaggi diversi, viene rappresentato un unico tema: Arte & Follia – Dal Tormento all’Estasi. Cornice ideale dell’esposizione è l’Ipogeo di Piazza Italia, area archeologica dove il visitatore, guidato dalle opere d’arte esposte, può compiere un percorso di esplorazione della propria anima: non solo, dunque, ammirando le scoperte archeologiche presenti dentro l’area dell’Ipogeo, ma anche compiendo una sorta di “scavi interiori”. Ed è l’arte a permettere questo viaggio senza limiti spazio-temporali, barriere fisiche o culturali.
Curatore della bellissima mostra è il critico d’arte Antonino Labate (per cui si rimanda il lettore alla video-intervista apparsa su YouTube), già al lavoro nelle precedenti esposizioni allestite nel sito archeologico reggino.
Il percorso espositivo inizia con il Ponte ferroviario sul Po di Lino Budano, fotografo piacentino che con le sue opere fa un salto nello spazio e nel tempo. Si continua con le fotografie di viaggio a firma di Giuseppe Vizzari. Altro archetipo di superamento spazio-temporale è la maschera africana della Danza degli Zangbeto. Il viaggio tra tormento ed estasi è anche un cammino a ritroso, come la stessa visita all’Ipogeo di Piazza Italia. È il caso di Giuseppe Bonaccorso, con le sue Alchimie Medievali, tetre e violente, ma al tempo stesso rassicuranti. Tra espressioni di vibrante tormento ed istanti di chiara estasi, appaiono le anime colorate di Santo Caglioti: la sua Anima Mundi esprime efficacemente l’energia universale che tutto racchiude e da cui tutto si origina.
Anima ancora imprigionata nei legacci terreni quella che ci racconta Elmar: il suo Pneuma esprime un’infinita ricerca dell’estasi. Diversamente dagli altri autori, Davide Mina plasma nel legno i medesimi concetti. Le sue Madre natura e Maternità raccontano di corpi che creano altri corpi. Qui lo strumento è visto esplicitamente come un mezzo di procreazione. Altra opera in cui l’artista trasferisce il proprio dolore ed il proprio vissuto fatti di sangue, passioni e gioia è l’installazione di Tanja Prušnik. E per finire Antonio Tony Giuffrè modella l’umanità sottolineandone la ciclicità di bisogni e tentativi, paure e ricerche. Chiude il percorso chi lo aveva iniziato: con le sue prigioni immaginarie, Lino Budano si interroga sul destino degli uomini, insetti intrappolati ed incapaci di scalare le pareti da essi stessi create. È forse proprio l’arte, nelle sue diverse forme espressive, l’ancora di salvezza di questo nostro mondo?
La mostra Dal tormento all’estasi – Scavi paralleli (già raggiunte le 9.000 presenze) resterà aperta sino al 7 Gennaio 2018.
Mostra commenti