Altruismo, congiunzione tra morale e gentilezza

“Altruismo”.
Potrebbe, effettivamente, sembrare una parola scontata, il cui significato è ben noto a tutti.
Sarebbe meglio, in qualsiasi caso, provare a prendere un dizionario e vedere quale definizione porti, al fine di contestualizzarla al meglio rispetto al messaggio che desidero trasmettere.
Il Treccani afferma, letteralmente, questo: “Termine creato da A. Comte (1830) per indicare, in contrapposizione al termine egoismo, l’atteggiamento di chi orienta la sua opera verso il fine di raggiungere il bene altrui”.

Essenzialmente, vale a dire che è l’atto con il quale compiamo un gesto gentile o premuroso, qualsiasi sia la parola prediletta da utilizzare, verso coloro che ci stanno accanto.
Ma cosa induce, nel contesto psicologico, ad attuare queste semplici manifestazioni benevole?
Ebbene, l’altruismo si concretizza come una semplice spinta distinta e separata da quelli che possono sembrare motivi religiosi o sociali, ma prende la sua iniziativa dalla morale, dal concetto di voler migliorare le condizioni di vita altrui, che sia investendo tempo, denaro o qualsiasi altro mezzo posto a propria disposizione.
La nostra realtà quotidiana cela ogni giorno atteggiamenti altruistici, anche quelli che, molto spesso, passano inosservati.


Altruista è il ragazzo che trasporta la spesa di un’anziana, l’amico che ci tiene la borsa se ti si slaccia la scarpa, l’adolescente che cede il suo posto ad una donna incinta sui mezzi pubblici.
Com’è possibile, quindi, che oggigiorno passi così in secondo piano prendersi cura gli uni degli altri?
Basti pensare al caso della Sea Watch 3, ovvero l’imbarcazione con 117 migranti approdata infine al porto di Catania, ma verso la quale, per parecchio tempo, ci siamo mostrati sordi, per volere istituzionale e per motivi egoistici, indottrinando il nostro pensiero verso il disprezzo per colui che è considerato il “migrante economico” (cioè colui che si trasferisce solo per motivi legati finanziari), deteriorando completamente il suo valore personale.
Allora si pongono come esempio coloro che lottano, nonostante l’opposizione del Viminale, affinché possano scendere da quella nave almeno i minori, dilaniati dalla disperazione di poter vedere la terra, dalla cima delle onde barbare del mare, e del non poterci mettere piede.
Non sono forse loro altruisti?


Scegliere da che parte stare, anche quello, a parer mio, è un atto rivoluzionario ed altruista, in tempi odierni.
Tornando al tema principale, cosa significa prendere le parti di piccoli gesti cordiali e gentili, ora come ora?
Decidere che fare del bene venga prima del resto, senza pensare al colore della pelle, degli occhi, semplicemente per aiuto umano.
Come quando crediamo nei sogni di un’altra persona senza conoscerla e non lasciamo che si butti sotto un treno perché ha perso il diritto di restare nel nostro Paese.
Come quando la vicina di casa ci chiede un pizzico di sale e le regaliamo tutta la confezione.
Come quando un bambino si perde e lo aiutiamo a ritrovare la strada di casa o sua madre.
Altruismo, nella mia concezione delle cose, è avere la forza di fare un passo verso l’altra persona, chiunque essa sia.
Sarebbe bene ricordarlo sempre.

di Jole Lorenti

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